La tv

LA TV ALL’ITALIANA Tratto dal sito www.societacivile.it
di Daniela De Rosa e Mario Portanova
La tv in Italia è un oggetto particolare. È un giocattolo strano. Diverso dal resto del mondo,
dove pure è molto diffuso, amato, contestato. In Italia è segnato da alcuni record o (dipende
da dove lo si guarda) anomalie.
Primo record (o anomalia). I canali televisivi italiani sono tanti, tantissimi: 640, secondo la
Frt, cioè l’associazione delle imprese radio-televisive. Tanti quanti sono i canali che operano
(ma con risorse ben maggiori) in tutti gli Stati Uniti. Pensate: nel mondo i canali «terrestri»
via etere sono circa 2.500; dunque l’Italia, da sola, ospita più di un quinto delle tv mondiali.
Tante televisioni coinvolgono un mare di addetti: 10 mila sono i dipendenti delle tv private;
altrettanti, anzi un po’ di più, sono quelli della Rai; altre 20 mila persone lavorano nel settore
pubblicitario. Con l’indotto, insomma, in Italia almeno 50 mila persone vivono di televisione.
secondo record (o anomalia). La tv assorbe gran parte delle risorse pubblicitarie,
togliendole alla carta stampata, a quotidiani e periodici, e agli altri mezzi, le affissioni, la
radio, il cinema. In Italia finisce in spot più della metà degli investimenti pubblicitari (per la
precisione: il 57 per cento), contro il 23 per cento della Germania, il 33,5 della Gran
Bretagna, il 34,5 della Francia, il 38 degli Stati Uniti, il 41 della Spagna (fonte Zenith Media-
The Economist). La tv italiana trasmette un milione di spot all’anno.
Terzo record (o anomalia) è che la proprietà delle imprese televisive in Italia è molto, molto
concentrata: tre canali televisivi privati sono nelle mani di un unico imprenditore, e sono
quelli che raccolgono circa la metà degli ascolti delle tv italiane e più di due terzi (oltre 5 mila
miliardi) degli investimenti pubblicitari delle aziende. L’altra metà degli ascolti e quel che
resta dei soldi degli spot (più di 2 mila miliardi) sono raccolti da altri tre canali, controllati dai
partiti politici. L’imprenditore privato che possiede le tre tv è, naturalmente, Silvio Berlusconi.
I tre canali controllati dai partiti sono, naturalmente, quelli Rai. Risultato: i canali saranno
anche tantissimi, ma solo sei, i tre Mediaset e i tre Rai, fanno il mercato. È da molti anni, in
verità, che la situazione televisiva italiana è, dal punto di vista politico, una allegra
lottizzazione (con maggioranza e opposizione che si dividono le reti pubbliche) e, dal punto
di vista del mercato, un sostanziale duopolio (con Fininvest e Rai che si spartiscono le
risorse). Ora che Berlusconi ha conquistato il controllo anche della Rai, il popolo dei girotondi
ha circondato le sedi della tv pubblica per rendere visibile le preoccupazioni di molti sulle
sorti del pluralismo dell’informazione. La paura è che da un duopolio si stia per passare a un
monopolio; dalla spartizione delle reti pubbliche tra maggioranza e opposizione si stia per
arrivare a una totale occupazione della tv da parte di Berlusconi e dei suoi alleati.

Source: http://espe.univ-lorraine.fr/autoflangues/italien/pe1/LA_TV.pdf

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