Verso un framework europeo per la cittadinanza d’impresa.
Il contributo delle partnership tra aziende e organizzazioni di cittadini*
La dimensione europea della corporate citizenship, a dispetto degli sforzi ad essa dedicati dalla
Unione, e in particolare dalla Commissione europea, in attuazione delle decisioni di Lisbona, si
caratterizza per una serie di paradossi con i quali è utile iniziare questa riflessione sul tema
Il primo paradosso sta nel fatto che esiste una dimensione europea del discorso sulla
responsabilità d’impresa, ma non una dimensione europea delle aziende responsabili. E’ una
manifestazione di questo paradosso il fatto che le principali attività riconducibili alle politiche
di responsabilità sociale e ambientale delle imprese hanno luogo o al livello globale (tra i
membri del Global Compact delle Nazioni Unite ci sono 900 aziende europee contro solo 100
statunitensi), o a quello locale (nazionale o subnazionale), ma molto raramente a quello
Possiamo indicare, al riguardo di questo primo paradosso, alcuni “indicatori di assenza” delle
aziende dal discorso sulla cittadinanza d’impresa al livello europeo:
Tra i 54 componenti del Multistakeholder Forum promosso dalla Commissione
europea e che ha operato tra il 2002 e il 2004 solo 6 erano imprenditori, essendo la
stragrande maggioranza dei partecipanti provenienti da associazioni professionali o di
rappresentanza, da sindacati, da organizzazioni di cittadini, da pubbliche istituzioni;
Le aziende europee sono raramente cofinanziatrici di progetti sostenuti dalla
Commissione europea e, sempre per tali progetti, accade che una multinazionale sia
disponibile a farlo per volontà della casa madre piuttosto che della branca europea;
Gli uffici di Bruxelles delle aziende sono usualmente impegnati soltanto in attività di
pubbliche relazioni e di lobbying, senza una significativa presenza nel discorso sulla
cittadinanza d’impresa, che sembra totalmente delegato a organizzazioni ombrello
Sempre per quanto riguarda le multinazionali, quelle americane spesso hanno il loro
Il secondo paradosso relativo alla dimensione europea della cittadinanza d’impresa è che la
Unione europea è indiscutibilmente un mercato (e, come è noto, ciò suscita non poche
* Pubblicato in in Politeia, n. 89/2008, pp. 341-346. † Presidente di FONDACA, Fondazione per la cittadinanza attiva, Roma. Testo della comunicazione tenuta al Forum di Politeia, Milano, 14 settembre 2007.
polemiche), il quale però non sembra in grado di dare vita a processi di responsabilità
d’impresa. Per focalizzare la esistenza di questo paradosso è sufficiente chiedersi “che cosa
fanno” le imprese con la Unione europea. La risposta a questa domanda si può riassumere in
Le imprese chiedono alla Unione protezione contro la competizione sleale di operatori
stranieri (di essere difesi, cioè, dalla “vendetta della globalizzazione”);
Esse utilizzano la Unione europea come campo di battaglia tra interessi nazionali (basti
menzionare i casi delle banche e dell’energia);
Al massimo, esse sembrano considerare l’Europa come una cornice per iniziative
In sintesi: le imprese sembrano considerare la Unione europea o come un mercato interno o
come un mercato protetto, ma non come un effettivo mercato unico, che proprio per questo
richiede l’attivazione di politiche di responsabilità sociale e ambientale.
Il terzo paradosso riguarda il rapporto tra imprese e consumatori. In breve, si può rendere
questo paradosso mettendo in luce che mentre i cittadini consumatori sono europei (a causa
delle normative e di pratiche ormai comuni), le imprese non lo sono; e che, mentre i
consumatori cittadini sono transfrontalieri, ciò non si può dire per le aziende.
Tra gli effetti più rilevanti di questi paradossi c’è un circolo vizioso abbastanza evidente: le
aziende sono lontane dalla dimensione europea a causa della sua debolezza; ma l’Unione
rimarrà debole senza il contributo delle aziende del settore privato.
Come fronteggiare e, se possibile, risolvere questi problemi in modo concreto? Non è facile
dare una risposta a una tale domanda; ma sicuramente una parte di questa risposta è:
promuovendo un framework europeo di responsabilità basato sulle concrete pratiche che, al
livello nazionale, le aziende realizzano in relazione con i propri stakeholder.
2. Le partnership come tema chiave nel discorso europeo sulla cittadinanza d’impresa e il
Al fine di costruire questo framework europeo, le partnership delle imprese con autonome
organizzazioni di cittadini rappresentano una rilevante fonte di informazioni. Possiamo definire
le partnership come situazioni in cui attori che provengono da differenti settori condividono
obiettivi, risorse, responsabilità e rischi al fine di perseguire interessi comuni che nessuno degli
Le partnership sono un tipo di attività tra le più impegnative nel campo della responsabilità
d’impresa proprio per lo strettissimo legame tra le aziende e gli stakeholder, che rende in un
certo senso l’uno dipendente dall’altro. E per lo stesso motivo le partnership sono un potente
strumento per la promozione e la realizzazione di politiche di responsabilità sociale e
Non è forse un caso, al riguardo, che, dopo il fallimento del Multistakeholder Forum, la
Commissione europea abbia lanciato un appello alle imprese e ai loro stakeholder a
promuovere e incentivare le partnership, pur senza dare ulteriori specificazioni in materia.
Quale contributo a colmare questo vuoto di specificazioni, e con riferimento alle partnership
tra aziende private e organizzazioni di cittadini in Europa, tra il 2005 e il 2006 è stato
implementato il progetto Not Alone, con il sostegno della Commissione europea e il supporto
di Unicredit ed Enel. Il progetto è frutto della collaborazione tra FONDACA (www.fondaca.org)
e Active Citizenship Network (www.activecitizenship.net). In particolare, esso si fonda da un
lato sulla ricerca che da alcuni anni FONDACA conduce sulle partnership tra organizzazioni
civiche e soggetti pubblici e privati attraverso lo sviluppo del modello elaborato dal
Copenaghen Centre e da Simon Zadek, e dall’altro lato sull’attività di networking e di
promozione della cittadinanza attiva europea che Active Citizenship Network conduce dal
La ricerca è consistita nell’analisi di 36 partnership di successo tra imprese e organizzazioni
civiche in 9 paesi della Unione europea (Austria, Cipro, Germania, Ungheria, Italia, Malta,
Polonia, Slovenia, Regno Unito) attraverso un questionario somministrato dai partner nazionali
del progetto a rappresentanti di ciascuno dei due attori delle partnership.
Lo studio delle 36 partnership si è focalizzata sulle basi della partnership, sul loro management,
sulla loro evoluzione, sui loro effetti. Sulla base delle informazioni raccolte si è cercato di
definire un “profilo europeo” delle partnership. Infine, sono state raccolte dai protagonisti
indicazioni e suggestioni per possibili linee guida a supporto della promozione e dell’analisi
3. I risultati: il profilo delle partnership
Per quanto riguarda il profilo delle partnership, grazie alla ricerca sono emersi rilevanti
elementi di conoscenza empirica circa le partnership messe sotto osservazione.
Le partnership studiate sono tra aziende che hanno una strategia di responsabilità sociale e
organizzazioni autonome di cittadini che sono più focalizzate sul raggiungimento di concreti
risultati per le comunità e che hanno come fine principale comune quello di affrontare
problemi sociali. Esse si concretizzano in relazioni stabili e flessibili tra un’azienda e una
organizzazione civica, che sono già state coinvolte in precedenti esperienze di collaborazione e
che vengono avviate senza la partecipazione di strutture di secondo grado e senza il supporto
di intermediari esterni. Si tratta di relazioni paritarie, nelle quali sono definiti i diritti e le
responsabilità e in cui sono condivisi i processi decisionali e le conseguenti responsabilità, ma
in cui le organizzazioni di cittadini devono fronteggiare più resistenze interne nel collaborare
con le aziende rispetto a quanto accada a queste ultime.
Per quanto riguarda gli strumenti utilizzati, le partnership studiate risultano fondate su
strumenti formali, tecnici e giuridici, e gestite con un alto livello di relazioni personali. Esse
inoltre sono caratterizzate da una parte da strumenti di comunicazione interna che implicano
relazioni più personali che impersonali e, dall’altra, da strumenti esterni che sono
prevalentemente specifici e in misura minore generali (come i bilanci sociali).
Per quanto riguarda la gestione delle partnership, è risultato che da entrambe le parti vengono
investite più risorse umane che risorse finanziarie; che esse sono decise e rappresentate dai
senior manager; che sono facilitate sia dalle unità di comunicazione che da quelle delle
relazioni esterne; che sono oggetto di valutazione più da parte delle aziende che da parte delle
organizzazioni civiche, spesso separatamente, e in generale senza il coinvolgimento dei
Circa la loro evoluzione, le partnership studiate sono emerse come relazioni che si evolvono
positivamente – senza incontrare significativi ostacoli o conflitti – e che sono gestite attraverso
la comunicazione e il riconoscimento reciproco. Si tratta inoltre di relazioni che creano benefici
più interni che reciproci, che incrementano le competenze (relazionali ed operative) e che
generano molti inattesi impatti positivi, legati prevalentemente al rafforzamento della
Da questo profilo sono stati enucleati gli elementi essenziali che caratterizzano le partnership
messe sotto osservazione. Tali elementi possono essere riassunti come segue:
Le partnership sono collocate nel core business dell’azienda, nel senso che hanno un
impatto diretto sulla identità e il valore delle organizzazioni partner e nel senso che
Provengono da relazioni pre-esistenti; Tuttavia non sono ancora diventate un’attività ordinaria; Sono caratterizzate da flessibilità, formalità e relazioni personali; Nella loro costruzione e gestione si può riconoscere una tendenza alla parità tra i
Comportano un investimento sulle risorse umane più che su quelle finanziarie; Si risolvono in una relazione stabile e di lungo termine; Presentano un valore aggiunto e un carattere incrementale (tendono cioè a crescere
Le principali conclusioni della ricerca possono essere riassunte in due punti principali.
Anzitutto, le partnership sono emerse come “tecnologie” di cittadinanza d’impresa. Questo ha
diversi significati a seconda che si considerino le aziende o le organizzazioni civiche loro
stakeholder. Sul lato delle aziende, ciò significa che le partnership legano le aziende e gli
stakeholder in un quadro comune, capace di generare un impatto significativo al’interno delle
aziende e nella loro reputazione, nonché di arricchire la loro identità, aumentando in questo
modo il loro valore. Sul lato degli stakeholder, le partnership aumentano la consapevolezza del
loro ruolo e la loro capacità di interagire con le aziende, superando in questo modo pregiudizi
e “visioni standard” e sfidando costruttivamente le aziende a prendere sul serio la cittadinanza
Il secondo elemento è quelle delle ambiguità e dei rischi connessi alla messa in opera delle
partnership. Anzitutto accade che gli attori siano riluttanti a dare notizia della esistenza di
conflitti. Analogamente, essi possono avere resistenze nel riportare situazioni di
sbilanciamento nel potere tra i due attori. Questi aspetti vanno tenuti in conto come possibili
fattori di disturbo nello studio delle partnership. D’altro canto, lo studio condotto ha fatto
emergere alcuni limiti intrinseci che queste esperienze presentano. Due di essi appaiono come
i più rilevanti. Il primo è la mancanza di coinvolgimento dei beneficiari dell’azione delle
partnership, trattati quindi come target più che come soggetti di pari dignità. E’ come se la
presenza di organizzazioni civiche quali contraenti della partnership fosse considerata
un’automatica garanzia di rappresentanza dei soggetti interessati dall’azione della partnership.
Il secondo elemento è quello del rischio, paradossale ma non meno reale, del prevalere di un
senso di autosufficienza della partnership e di un atteggiamento autoreferenziale dei partner.
Nel corso delle interviste ai rappresentanti degli attori delle partnership, essi sono stati
richiesti di esprimere, sulla base della loro esperienza, suggerimenti sui più importanti
elementi da inserire in possibile linee- guida per favorire la creazione e la messa in opera di
partnership di successo. Le principali suggestioni possono essere sintetizzate come segue.
Basi delle partnership. Sono stati messi in rilievo aspetti relazionali e aspetti operativi. Per
quanto riguarda quelli relazionali sono stati giudicati di particolare importanza la trasparenza e
la integrità; la fiducia e il rispetto reciproci; la compatibilità tra le visioni e i valori dei partner;
l’entusiasmo e la fiducia nel raggiungimento degli obiettivi. Per quanto riguarda gli aspetti
operativi, è stata sottolineata la importanza di una equa selezione e valutazione dei partner.
Costruzione della partnership. Per quanto riguarda gli aspetti relazionali, sono stati messi in
rilievo la comprensione delle differenze e delle specifiche necessità dei partner, nonché la
importanza dell’impegno di entrambi i partner. Per quanto riguarda gli aspetti manageriali,
sono stati giudicati di particolare importanza la esistenza di obiettivi chiari e condivisi sin
dall’inizio; di regole precise sullo sviluppo e la gestione delle partnership; di una forte
attenzione ad evitare eccessi di burocrazia.
Gestione delle partnership. I due più importanti elementi relativi agli aspetti relazionali che
sono stati menzionati come raccomandazioni sono il dialogo e la comunicazione. Circa gli
aspetti operazionali, invece, è stato messo l’accento sulla importanza delle competenze e dei
comportamenti professionali; sulla prospettiva di lungo termine delle partnership; sulla
ridefinizione delle regole in corso d’opera; sul rispetto degli accordi; sulla accountability
Quale sviluppo del progetto Not Alone, è stato realizzato (in via di conclusione al momento
della presentazione di questa comunicazione) un secondo progetto, intitolato Lisbon Minus 3
(con riferimento alla data del 2010 fissata dalla Dichiarazione di Lisbona per il raggiungimento
di significativi risultati in termini di innovazione e di coesione sociale nella economia europea).
Il progetto consiste nella elaborazione e nella sperimentazione di una Matrice per la
valutazione delle partnership, basata sui risultati del primo progetto.
La Matrice è stata testata in dieci paesi da entrambi gli attori di partnership selezionate e da
una terza parte, rappresentata dalle organizzazioni civiche partner di Active Citizenship
Network. La Matrice con i risultati del test sarà discussa, emendata e validata in una
conferenza che si terrà a Lisbona il 20 e 21 settembre 2007. Essa sarà successivamente diffusa
e supportata come possibile framework europeo per la promozione di partnership,
considerate come strumento fondamentale per lo sviluppo di una più forte base europea per
TROPICAL MEDICINE AND INTERNATIONAL HEALTH VOL. 9, NO. 1, JANUARY; 2004 Contents Editorial: The challenge of dengue vaccine development and introduction Jacqueline L. Deen Does increased general schooling protect against HIV infection? A study in four African cities Judith R. Glynn, Michel Caraël, Anne Buvé, Séverin Anagonou Léopold Zekeng, Maina Kahindo,Rosemary Musonda Pregnancy in
A Case of Myasthenia Gravis Combined with Mediastinal Leiomyosarcoma and Stevens-Johnson Syndrome Dong-Kuck Lee, Young-Mi Kweon Department of Neurology, School of Medicine, Catholic University of Daegu, Korea We report a case of 36-year-old woman with myasthenia gravis (MG) combined with mediastinal leiomyosarcoma(LMS) and Stevens-Johnson syndrome (SJS). She was admitted to ICU with th