10 risposte ad altrettante classiche domande sul nucleare

I PIÙ DIFFUSI LUOGHI COMUNI SULL’ENERGIA NUCLEARE
SEMPLICI DA SFATARE


IL NUCLEARE E’ UNA FONTE DI ENERGIA RINNOVABILE?
Il nucleare non è una fonte di energia rinnovabile, perché si basa sull’utilizzo di un combustibile,
l’uranio, che esiste in natura in quantità finite.
Che il nucleare non è una fonte rinnovabile lo ha detto anche l’Unione europea, in particolare
Ferran Tarradellas, portavoce del commissario Andris Piebalgs:
«L´energia nucleare non è considerata una fonte rinnovabile, pertanto non è calcolata nel mix di
fonti con il quale ciascun paese deve raggiungere i target concordati» (Lucia Venturi, greenreport )
<<Se consideriamo l’incremento annuale di potenza degli impianti eolici, solari e nucleari
constatiamo come negli ultimi anni la potenza nucleare si sia sostanzialmente stabilizzata, mentre le
rinnovabili presentano tassi di crescita elevatissimi. Considerando le tendenze dei prossimi anni si
evidenzia come, in valori assoluti, vento e sole supereranno la nuova potenza nucleare installata.
Questo calcolo, tra l’altro, non prende in considerazione la potenza nucleare obsoleta
progressivamente abbandonata. Più in generale, nel periodo 2008-12 la produzione addizionale di
elettricità solare ed eolica, e quindi il contributo alla riduzione delle emissioni di gas climalteranti
di queste tecnologie verdi, dovrebbe essere almeno 4 volte superiore rispetto al contributo netto del
nucleare (considerando cioè anche le chiusure di vecchie centrali). (Gianni Silvestrini, qualenergia)
IL NUCLEARE DI NUOVA GENERAZIONE E’ SICURO?
La sicurezza intrinseca non esiste nemmeno nel cosiddetto nucleare di nuova generazione su cui si
concentra la ricerca del Generation IV, cui partecipa anche l’Italia attraverso Euratom.
«Sicurezza intrinseca non significa aumentare i livelli e i punti di controllo in un reattore, ma
mettere a punto reattori in grado di spegnersi automaticamente nel momento in cui si arriva al
cosiddetto incidente tipico di riferimento, quando si raggiungono cioè condizioni di perdita del
liquido refrigerante. Per ottenere questo è necessario cambiare la fisica di reattori e per farlo serve
ricerca. Non mi risulta che all’interno del consorzio Generation IV esistano significative prestazioni
di ricerca sulla sicurezza intrinseca». (Massimo Scalia, greenreport)
<<In Generation IV varie tecnologie nucleari si confrontano, ma nessuna ha sicurezza intrinseca.
Forzando i tempi il prototipo potrebbe vedere la luce nel 2025, forse anche prima; ma non risulta
che sia allo studio un reattore che in virtù dei principi stessi del suo funzionamento sia in grado di
autospegnersi quando l'albero degli incidenti superi una prefissata soglia, che è un requisito base
per la sicurezza intrinseca. Non c’è bisogno di essere Rubbia, che peraltro lo ha ripetuto molte
volte, per capire che o la fisica riuscirà a inventarsi qualche cosa di nuovo, e non è davvero quello
per cui stanno lavorando in Generation IV, o si potrà anche parlare di quarta generazione, ma i
problemi insoluti del nucleare tali resteranno.>> (Massimo Scalia, Gianni Mattioli L’Unità
27marzo 2008)
IL NUCLEARE AIUTA A RIDURRE IL SURRISCALDAMENTO DEL PIANETA?
<<La vita operativa media delle centrali in esercizio è 23 anni. Alcuni gestori prevedono una vita
utile di sistema di 40 anni o più. Considerando che la vita media d’esercizio delle 117 unità già
chiuse è di circa 22 anni, raddoppiare questo valore sembra già ottimistico, tuttavia abbiamo
assunto di raggiungere i 40 anni di vita media per i reattori operativi o attualmente in costruzione e
abbiamo calcolato quante centrali all’anno saranno chiuse. Questa valutazione consente di valutare
il numero di centrali da attivare nei prossimi decenni per mantenere lo stesso numero di centrali
operative. In aggiunta alle unità attualmente in costruzione e con una data di accensione stabilita,
70 reattori (40.000 MW) dovranno essere progettati, realizzati ed avviati entro il 2015 – uno ogni
mese e mezzo – inoltre serviranno ulteriori 192 unità (168.000 MW) nei prossimi dieci anni
successivi – una ogni 18 giorni. Questo risultato non è diverso dall’analisi del 2004». (da: Lo stato
dell’industria nucleare mondiale nel 2007 scritto da Mycle Schneider )
<<Gli sforzi di mitigazione e gli investimenti che si faranno nei prossimi 2 o 3 decenni avranno un
grande impatto sulle opportunità di realizzare dei livelli di stabilizzazione più bassi. Un ritardo
nelle riduzioni delle emissioni causerà un aumento del rischio di impatti più severi dei cambiamenti
climatici.>> dal IV Rapporto Ipcc del 2007. Questo significa che se anche il nucleare non produce
emissioni climalteranti, agli attuali tempi di realizzazione non sarà sufficiente a fermare la febbre
del pianeta.
IL NUCLEARE E’ ECONOMICO RISPETTO ALLE ALTRE FONTI?
«Il nucleare è fuori mercato, per questo in Usa nessuno ci investe» (Gianni Silvestrini, greenreport)
<<Mi basta solo riferire una semplice, ma assai significativa, notizia che a fine dicembre ha dato la
Reuters circa l’unico nuovo reattore, da 1600 MW, in costruzione in Europa e precisamente in
Finlandia (a Olkiluoto). La sua messa in esercizio era stata garantita dalle due ditte costruttrici, la
francese Areva e la Tedesca Siemens, per il 2009, ma soprattutto a detta del governo finlandese
questa centrale avrebbe garantito ai finlandesi energia elettrica a basso costo. La notizia che la nota
agenzia ci da è che nel 2009 non entrerà in funzione nulla, perché la messa in esercizio è stata
posticipata al 2011 e soprattutto che i KWh che questa centrale produrrà costeranno molto cari
visto che il costo della centrale è lievitato in pochi anni dai due ai tre miliardi di euro, più o meno
quattro volte il costo di una centrale a gas metano a ciclo combinato di pari potenza.>> (Massimo
Serafini, greenreport)
«Nessuno potrebbe costruire impianti nucleari in assenza di garanzie sui prestiti e senza quegli
incentivi i nuovi impianti forse non sarebbero sulla rampa di lancio», dichiara Christopher Crane,
presidente della Exelon, una delle principali imprese elettriche Usa, riferendosi ai forti incentivi
previsti dal Bill Energy Act di Bush del 2005.
Secondi i dati del Massachusetts Institute of Technology nel rapporto “The future of nuclear
power
” pubblicato nel 2003 i costi del chilowattora prodotto con carbone e gas, sono
rispettivamente di 4,2 centesimi e 4,1 centesimi di dollaro, mentre il chilowattora nucleare (di una
centrale in grado di operare per quarant’anni) costa ben 6,7 centesimi di dollaro.
<<Nemmeno l’introduzione di una carbon tax di 50 dollari per ogni tonnellata di anidride carbonica
emessa da centrali a carbone, potrebbe rendere vantaggioso il nucleare.>> (Leonardo Maugeri in:
Con tutta l’energia possibile)
IL NUCLEARE E’ PULITO?
Sicuramente in termini di emissioni il nucleare è pulito rispetto ad una centrale a carbone, ad olio
combustibile o a gas: tanto quanto una pala eolica o un pannello fotovoltaico. Lo è certo meno in
caso anche di microincidenti con fuoriuscita di radioattività (senza bisogno di arrivare a casi come
Cernobyl): <<Tra gli anni '50 e gli anni '80, solo per ricordare qualche dato, si verificano oltre un
centinaio di incidenti nucleari, venti di questi molto gravi. (…) Il tentativo di operare una
classificazione completa sugli eventi accidentali che hanno comportato rischi per la salute e per
l’ambiente, è impresa ardua: spesso gli incidenti minori sono stati coperti dal segreto militare, o
mai balzati alle cronache perché semplicemente non comunicati al grande pubblico, come tentarono
di fare, inutilmente data la gravità dell’episodio, le autorità sovietiche all’indomani della catastrofe
di Cernobyl del 1986. >> (Stefano Generali in Ti ricordi Cernobyl?)
Ma oltre al problema della sicurezza, un altro dei principali problemi non risolti dell’energia
atomica resta quello delle scorie: non esistono ad oggi soluzioni concrete al problema dello
smaltimento dei rifiuti radioattivi derivanti dall’attività delle centrali o dal loro decomissioning. Le
circa 250mila tonnellate di rifiuti altamente radioattivi prodotte fino ad oggi nel mondo sono tutte
in attesa di essere conferite in siti di smaltimento definitivo, stoccati in depositi “temporanei” o
lasciati negli stessi impianti dove sono stati generati. Lo stesso vale ovviamente anche per il nostro
Paese che conta secondo l’inventario curato da Apat circa 25mila m3 di rifiuti, 250 tonnellate di
combustibile irraggiato – pari al 99% della radioattività presente nel nostro Paese -, a cui vanno
sommati i circa 1.500 m3 di rifiuti prodotti annualmente da ricerca, medicina e industria e i circa
80-90mila m3 di rifiuti che deriveranno dallo smantellamento delle 4 centrali e degli impianti del
ciclo del combustibile. (I problemi irrisolti del nucleare a vent’anni dal referendum, Legambiente
2007)
Nell’Europa a 25 i rifiuti nucleari crescono ad un ritmo di 40mila metri cubi/anno pari a 100mila
tonnellate; come se fosse un edificio a base 850 metri quadri e alto 10 piani e che aumenta di 1
piano l’anno: una mole gigantesca che ha a disposizione soli due sedi di ritrattamento per tutta
Europa, ovvero La Hague in Francia e Sellafield in Inghilterra. (Leonardo Maugeri, Con tutta
l’energia possibile)
IL NUCLEARE E’ DIFFUSO E SARA’ LA PROSSIMA FONTE ENERGETICA DEL
FUTURO NEL MONDO?
«Alla fine del 2007 sono operativi 439 reattori al mondo, 5 in meno di un lustro fa. Ci sono 34 unità
“in costruzione” secondo la International Atomic Energy Agency (Iaea), 20 in meno che alla fine
degli anni ’90. Nel 1989 erano attivi 177 reattori in quelli che sono ora i 27 Stati Membri dell’UE
ma questo numero è ridotto a 146 unità alla fine del 2007.
Attualmente, i 439 reattori operativi totalizzano in tutto 371.700 megawatt e la capacità combinata
delle 436 unità operative al mondo nell’anno 2000 fu meno di 352.000 MW – in contrasto con la
previsione dell’International Atomic Energy Agency (IAEA) negli anni ’70 che stimava 4.450.000
megawatt.
Ad oggi le centrali nucleari forniscono il 16% dell’elettricità, il 6% dell’energia primaria
commerciale ed il 2-3% dell’energia finale mondiale – con tendenza al ribasso – meno del solo
idroelettrico. Ventuno dei 31 stati a disporre di centrali nucleari hanno ridotto la loro percentuale di
energia nucleare nel mix energetico del 2006 rispetto al 2003.
«Anche nell’ipotesi che Finlandia e Francia costruiscano un reattore ciascuna – prosegue il
documento (Lo stato dell’industria nucleare mondiale nel 2007, greenreport)- la Cina altre 20 unità
e Giappone, Corea ed Europa dell’Est aggiungano qualche altra centrale, il trend a livello mondiale
del nucleare sarà probabilmente verso il basso per i prossimi due o tre decenni>>
CON IL NUCLEARE DI NUOVA GENERAZIONE NON CI SARANNO PIU’ PROBLEMI
DI APPROVVIGIONAMENTO DI URANIO?
<<Al modesto ritmo di consumo attuale (6,5% del fabbisogno mondiale d’energia), secondo l’Aiea
c’è uranio per appena 35 anni. Con la riproposizione di un reattore autofertilizzante a neutroni
veloci, le riserve di materiale fissile sarebbero sì aumentate di molto, ma a favore di una soluzione
che, proprio dal punto di vista della sicurezza, estremizza molti rischi tra i quali quello di generare
in gran quantità materiale buono per fare le bombe.>> (Massimo Scalia, Gianni Mattioli L’Unità)
Secondo altre stime, al ritmo di consumo attuale, la sua disponibilità è stimata per circa 70 anni, ma
se la richiesta crescesse, si potrebbe riproporre una situazione del tutto simile a quella delle “guerre
per il petrolio” e con i tempi di realizzazione delle centrali. E i reattori autofertilizzanti, tipo il
Superfhenix, non solo non hanno dato al momento ancora risultati concreti, ma potrebbero
rappresentare seri pericoli riguardo all’utilizzo militare, per la loro capacità di produrre plutonio in
maniera tale da renderlo utilizzabile in una trasformazione energetica successiva, ma anche in una
possibile bomba.
Nell’attuale quadro mondiale si corre già adesso, con le attuali tecnologie di utilizzo dell’energia
nucleare, il forte rischio che ci possano essere Paesi che vogliano sfuggire al controllo della
comunità internazionale - come nel caso dell’Iran - che potrebbero utilizzare il nucleare civile come
grimaldello per dotarsi di armamenti nucleari.
A VENT’ANNI DAL REFERENDUM CHE L’HA BANDITO GLI ITALIANI HANNO
CAMBIATO IDEA?
<<Dire no al nucleare, è una questione di realismo>> (Fabrizio Vigni, greenreport)
Grazie al referendum del 1987, l’Italia è stato il primo paese tra i più industrializzati ad uscire dal
nucleare. Solo alla fine degli anni ’90, infatti, verrà seguita dalla Germania con la definizione
dell’exit strategy dalla produzione di energia elettrica dall’atomo entro il 2020, e più recentemente
dalla Spagna. Siamo proprio sicuri che vi siano popolazioni e territori disponibili ad ospitare una
centrale atomica? E voi sareste disponibili?

Source: http://risorse.legambiente.it/docs/LuoghiComuniCernobyl_apr2008.0000000211.pdf

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